La vita secondo Jane Austen di William Deresiewicz

Premessa: non sono sicura che sia il caso di rimarcare il sesso di William Deresiewicz come se trovare un uomo che scrive di Jane Austen fosse un fatto fuori dall’ordinario. È piuttosto vero il contrario: Lionel Trilling, Tony Tanner, Alistar M. Duckworth, R. W. Chapman sono solo i primi nomi che vengono in mente a chi abbia qualche rudimento di critica austeniana, ma di fatto il punto di vista maschile non è mai mancato, neanche mentre lei era in vita (Walter Scott non è forse stato uno dei suoi primi ammiratori?). Lo stupore diffuso che leggo in giro è sintomo di come anche chi adora Jane Austen faccia molta fatica a uscire dalla convinzione che abbia scritto romanzi da donne e, quel ch’è peggio, significa confinarla in un giardino fiorito negandole quell’universalità riconosciuta alla grande letteratura. Melville parla di un uomo dietro a una balena ed Hemingway parla di guerra: è forse roba da uomini? No, è roba da gente che se ne intende.

William Deresiewicz

La vita secondo Jane Austen di William Deresiewicz (TEA)

William Deresiewicz è, spero, consapevole quanto me di essere tutt’altro che una mosca bianca e infatti non si vanta mai di essere stato il primo uomo a scoprire Jane Austen. Nel suo libro, si propone di raccontarci come la lettura dei sei romanzi lo abbia aiutato a superare momenti difficili della sua vita o a correggere degli atteggiamenti sbagliati. Riflettendo sulle vicende di personaggi fittizi, immersi in una realtà così diversa e distante dalla sua, è riuscito a mettere il testo scritto in relazione alla sua vita e a trarne insegnamenti utili a: abbandonare le pose da snob tipiche dello studente di letteratura esaltato, scovare la vacuità della compagnia di ricconi che frequentava, porre la giusta distanza tra sé e la propria famiglia e, dulcis in fundo, trovare il vero amore. Per questa ragione Jane Austen è la donna più importante della sua vita. Applausi, sipario.

Noi ci rallegriamo volentieri di fronte a cotanta parabola, purtroppo però il libro è tutto qui e non è niente che il trentenne medio non abbia già vissuto, con o senza l’ausilio e gli incoraggiamenti di Jane Austen. Il superomismo del primo anno di università? Ce l’abbiamo. La difficoltà di essere se stessi in un ambiente del tutto diverso da quello in cui siamo abituati? Ce l’abbiamo, a meno che non siamo dotati di un carattere di ferro. Le aspettative dei nostri genitori che incombono sulle nostre scelte future? Ce l’abbiamo. I dubbi dell’amore? Ce l’abbiamo e spesso ce l’abbiamo fino alla fine dei nostri giorni. Leggere le esperienze di William Deresiewicz è come rileggere il nostro diario segreto (il nostro blog?), che sapremmo scrivere più o meno allo stesso modo nonostante lui sia professore di letteratura e noi no. Le sue vicende sono o vorrebbero essere austeniane, solo che lui non è Jane Austen e la sua vita non è un romanzo. E questo fa tutta la differenza del mondo.

Durante la lettura si incontrano anche dei passaggi in cui Deresiewicz si decide a mettere in pratica il suo mestiere, cioè quello del critico letterario. In questi momenti la tiepida indifferenza suscitata dalla sua vita così ordinaria si tramuta in acceso stupore per la somiglianza tra le sue osservazioni e quelle che potrebbe fare qualunque lettore che prenda in mano per la prima volta Orgoglio e pregiudizio o Mansfield Park: ‘Per Jane Austen crescere significa sbagliare‘, ‘[l]a costante frenesia dei Crawford […] è in effetti sintomo di irrequieto scontento‘, ‘[i]l vero amore, per la Austen, è un infinito scontro di opinioni e vedute‘. Gli aspetti che ci fa notare non sono così ben nascosti che solo l’aiuto del critico letterario potrebbe aiutarci a vederli; al contrario, sono già sotto i nostri occhi, proprio dove l’autrice voleva che li notassimo.

Concludendo, La vita secondo Jane Austen si mantiene in bilico tra il memoir e l’approfondimento critico, ma entrambe le cose riescono a metà e si danneggiano a vicenda. Il memoir ha il difetto di raccontare una vita piuttosto banale senza il guizzo autorale che ne renda la lettura non dico indimenticabile ma almeno utile o piacevole, l’approfondimento critico è all’acqua di rose (o, se vogliamo essere politically correct, directed at a popular audience) quando non decisamente banale. Non riesco a trovare un motivo per consigliare la lettura di questo testo, salvo il piacere di sentir parlare di Jane Austen per una mezza giornata.

3 pensieri su “La vita secondo Jane Austen di William Deresiewicz

  1. In effetti questo libro, che ho letto un paio d’anni fa, non offre particolari spunti di riflessione. Mi è sembrato semplicemente un omaggio poco riuscito alla cara zia Jane. In alcuni punti i riferimenti tra la sua vita e i romanzi sembrano forzati, tanto che spesso non li ho capiti bene.
    Insomma, non c’è niente di speciale in questo libretto, nemmeno l’entusiasmo (?) dell’autore emerge facilmente.

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